Il Messico oggi

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Il Messico è una federazione di Stati, quindi avere visto per due settimana il Quintana Roo e lo Yucatan non può dare la percezione dell’intero Paese, che ci hanno detto essere molto variegato. Il Quintana Roo è stato fondato solo negli anni 70, dividendo la penisola geografica dello Yucatan negli stati di Campeche, Quintana Roo e Yucatan. Ha conosciuto un boom negli ultimi anni grazie al turismo, ben supportato da una rete stradale in crescita e dal moderno aeroporto di Cancan, moderno ma già insufficiente, per cui un nuovo aeroporto è in costruzione nei pressi di Tulum.

La media della popolazione è povera, almeno per i nostri canoni, ma, a differenza dell’Italia, non ci sono problemi nel trovare lavoro e non si vede una prevalenza di anziani e stranieri. I prodotti che si trovano nei supermercati sono per buona parte prodotti in Messico (anche se sotto marchi di multinazionali, soprattutto americane, che si godranno buona parte dei profitti). Un problema del momento è che l’annuncio che il mais sarà usato per produrre biocarburante ha provocato un’impennata dei prezzi, quasi quintuplicati. Tenuto conto che il mais è un alimento base per i locali si può intuire l’impatto che ha avuto, e la conseguente protesta per chiedere al governo di calmierare i prezzi.

 

Buona parte della popolazione vive ancora nelle capanne in stile Maya, e sembra essere uno status symbol rimpiazzare le pareti di canne con mattoni di cemento. In realtà è una buona idea solo fino ad un certo punto. Non potendosi permettere il condizionatore, la temperatura e l’umidità all’interno diventano piuttosto pesanti, mentre con la capanna problemi di freddo non ce ne sono, dato che la temperatura non scende mai sotto i 17°C (sorvolando su un episodio dello scorso anno, quando, complici i mutamenti climatici generali, è scesa poco sotto i 10°C).

 

Un paese dell'entroterra

Un paese dell'entroterra

Bambini Maya attendono le caramelle

Capanne Maya tutt'oggi abitate

 

Nei villaggi Maya i bambini possono accedere all’istruzione elementare, e di solito lo fanno anche se in modo non regolarissimo, mentre le scuole medie arrivano via satellite da Città del Messico, vi sono aule attrezzate col televisore per le lezioni a distanza. La lingua parlata è l lingua Maya, di cui esistono 32 dialetti, lo spagnolo lo si apprende a scuola. Molte parole di uso comune sono comunque di origine Maya. Ad esempio uragano (ura=spirale, gano=serpente, dunque “serpente arrotolato”),  cilces (ci=bocca cle=masticare), cioccolata (bevanda calda)

 

La scolarità non è altissima, ma stanno sorgendo diverse scuole con corsi di lingue e corsi vari per quanti operano nel turismo, ed alcuni asili propongono lezioni in lingua, corsi di acquaticità ecc, per cui l’impressione è di una società in crescita anche dal punto di vista scolastico e culturale. Ci han detto che ancora oggi i Maya si sposano molto giovani (infatti inizialmente si chiedevano come mai i turisti fossero composti da bambini coi nonni e si sono stupiti nell’apprendere che erano invece i genitori) ed hanno molti figli. Le famiglie medie che si vedono in giro nei paesi turistici sono però di 2-3 bambini.

 

Purtroppo molto del boom economico è stato goduto dai grossi gruppi internazionali che avevano pagato spiagge e luoghi appetibili a prezzi irrisori ed hanno costruito intere città, mettendo i locali a lavorare come edili, camerieri ecc. Ci sono però anche attività gestite dai locali, ad esempio l’autista che ci ha accompagnati in una gita è proprietario del mezzo col fratello, mentre molte attività sono gestite in cooperativa, altre sono gestite direttamente dal proprietario della barca che accompagna i turisti e così via.

 

C’è comunque una certa attenzione a conservare intatti i luoghi più belli, che vengono percepiti come una risorsa da perpetuare. Gli accompagnatori sono dunque attenti a recuperare rifiuti, non lasciare danneggiare la barriera corallina, non lasciare cicche nei siti archeologici; a Rio Lagartos, ad esempio, abbiamo fatto diversi giri con la barca per cercare e recuperare un pacchetto di fazzoletti di carta caduto in acqua.

 

Ci sono anche iniziative locali per sostenere la comunità Maya. Ad esempio dopo Rio Lagartos ed Ek Balam ci ha portati in un villaggio Maya, il cui negozio è gestito dalla comunità ed i proventi restano ad essa, nella sua globalità. I bambini erano gentili ed educati, si aspettano le caramelle ma non chiedono l’elemosina, che peraltro i turisti sono invitati a non dare. Infatti dare 50 pesos a un bambino, ossia poco meno di 4 euro, può essere facile, ma se il padre ha dovuto lavorare otto ore per guadagnarne 45 è facile che il giorno dopo resti casa e mandi in giro il bambino, che anziché giocare con i coetanei diventa l’uomo che deve mantenere la famiglia. Altra iniziativa è il calendario Maya personalizzato, stampato su una carta prodotta secondo l’antica tecnica Maya, il cui ricavato va a favore della fondazione culturale Cecijema (www.mayacosmos.net).

 

Un problema è dato dall’assistenza sanitaria, che costa molto e pochi possono permettersi di pagare. Forse anche per quello le farmacie vendono di tutto senza ricetta. Purtroppo però spesso non c’è il farmacista laureato, bensì un commesso con poca competenza. Una guida ci diceva che i messicani sanno prendersi la vita ed il lavoro con la dovuta calma, il che porta poco lavoro agli psicologi, in compenso l’abbondante uso di peperoncino, che le madri danno ai figli a partire dai due - tre anni e che viene messo anche sulla frutta, procura parecchio lavoro ai gastroenterologi.

I supermercati, di stile USA, hanno prodotti occidentali a prezzi mediamente allineati, i cibi costano meno, il vestiario è comparabile, prodotti di elettronica costano un 10-20% in più. Molti non hanno l’auto, per cui usano i taxi o i tricicli per portare a casa la spesa.

Un triciclo

I tricicli sono molto utilizzati

Taxi molto diffusi

In farmacia si acquista di tutto

 

Altro problema è che col turismo sono arrivate anche forme di delinquenza, quali il traffico della droga (non chiedere “grappa” nel caffè, perché qui si intende la bustina di cocaina) o la pedofilia, in Messico scompaiono ogni anno molti bambini.

 

Anche se sopravvivono alcuni vecchi riti, la religione cattolica è molto diffusa e praticata. In giro si vedono molte cappelle votive, capanne trasformate in chiesa ed oggetti sacri su molti veicoli, inclusi i pullman turistici.

 

Nel complesso i messicani hanno dato l’impressione di un popolo che se ne ha la possibilità diventa industrioso e si impegna per emergere. La figura del messicano che fa la siesta è legata, oltre ad un luogo comune, al fatto che nel primo pomeriggio lavorare è veramente pesante, per cui molte attività sono svolte dall’alba alla tarda mattinata, ma questa è un’abitudine che esiste anche nel nostro Sud, per la stessa ragione climatica.

 

Ci auguriamo di potere tornare fra qualche anno e di trovare ancora la giungla incontaminata attorno a Ek Balam, le tartarughe ad Akumal ed i Pesci a Cozumel, ma anche di non trovare più bambini che vendono ricami a Chichen Itza o che frugano fra i rifiuti di Playa del Carmen.