Diego De Landa

Torna agli antichi Maya

 

Il Padre Diego De Landa visse dal 1524 al 1579. Giunse nello Yucatan nel 1549, ossia appena due anni dopo la definitiva conquista spagnola, e vi svolse attività missionaria cercando di convertire al cattolicesimo i locali, secondo lo spirito dell'ordine francescano cui apparteneva. Nel 1556 fu incaricato di sorvegliare e coordinare l'opera missionaria nella parte Nord della penisola yucatena; fu così che durante un viaggio d'ispezione presso Valladolid vide che i Maya della zona continuavano a praticare gli antichi riti ed a mantenere intatta la cultura pagana. Al fine di contrastare queste usanze raccolse i manoscritti che riuscì a reperire - 27 in tutto - e li bruciò assieme a circa 5000 immagini idolatre.

Poichè non abbiamo altro, fu certamente un grosso danno per l'archeologia. Tuttavia bisogna ricordare che i Maya iniziarono a formare la loro civiltà nel 2600 a.C. e gli spagnoli arrivarono nel 1520; in quasi 4000 anni di storia occuparono Yucatan e parte del Guatemala e costruirono migliaia di edifici. La distruzione di 27 codici, reperiti su un territorio limitato, è pertanto una perdita risibile rispetto al potenziale che questa cultura doveva esprimere. A spiegare l'assenza di testi scritti restano pertanto aperte varie ipotesi:

Diego De Landa, successivamente, si pentì della distruzione (altre versioni dicono che fu ripreso dai reali di Spagna, che gli rimproverarono la perdita di un importante patrimonio di conoscenze) e si mise al lavoro per recuperare quanto più possibile dalla voce dei Maya rimasti. Raccolse queste conoscenze nel libro Una relazione delle cose dello Yucatan, estremamente importante perchè è il più vicino che abbiamo alla situazione che gli spagnoli trovarono al loro arrivo, anche se è ovviamente "filtrato" dagli occhi di uno spagnolo del 1500. Ad esempio, non conoscendo altre forme di scrittura, diede per scontato che l'alfabeto Maya fosse fonetico; i Maya non furono in grado di capire l'equivoco e gli risposero con la parola più vicina al fonema richiesto, per cui la A fu accostata al glifo dell'aquila, la B al glifo di un piede, che per i Maya indica la strada e si pronuncia be, e così via.

In compenso fu lui a consegnare agli studiosi gli strumenti per capire il sistema di numerazione vigesimale ed il calendario, nonchè molte informazioni sulla vita dei Maya come lui li ha trovati al suo arrivo.