Come premessa generale, occorre ricordare che per una precisa valutazione archeologica di una civiltà occorrono testi scritti e prove documentali. Il solo testo, anche se completamente leggibile, non è sempre attendibile, dato che è scritto dai vincitori. Anzi, dagli scribi dei vincitori, che avevano l'abitudine di sorvolare sugli aspetti meno nobili e di esaltare i loro padroni. Se ci si fida quindi di una frase del tipo "furono uccisi 7,000 nemici e catturati 5,000 schiavi" si traggono parecchie conclusioni sulle dimensioni delle due comunità in lotta, sull'intensità della coltivazione, sull'estensione della città e così via. Se poi le testimonianze architettoniche non confermano la possibilità che vi fosse tutta quella gente, si deve concludere che i nemici uccisi fossero 50 o 500 e lo scriba avesse un po' esagerato il successo del suo re. Viceversa i soli indizi fisici non supportati da spiegazioni possono facilmente portare a conclusioni errate, anche perchè si è inevitabilmente portati a giudicare gli oggetti sulla base delle conoscenze culturali o per confronto con altre civiltà note. L'arte di non farsi ingannare è detta ermeneutica.
Nel caso dei Maya di reperti fisici ce ne sono moltissimi, ma buona parte di essi è ancora sepolta dalla vegetazione ed occorreranno secoli per estrarli (è stato calcolato che liberandone uno al giorno occorrerebbero 80 anni per terminare il lavoro). Di documenti scritti ve ne sono invece pochissimi: tre documenti "classici" e poco altro materiale. Molti attribuiscono la mancanza di documenti scritti alla distruzione operata da Diego de Landa, un francescano incaricato di vigilare sull'opera missionaria. In realtà, anche se egli ha certamente provocato un grosso danno, quando arrivarono gli spagnoli la civiltà Maya era già in declino e molte conoscenze erano già state perdute. Ad esempio erano praticamente due secoli che non si scrivevano date secondo il "conto lungo".
Inoltre la civiltà Maya era fondata prevalentemente su città-stato, che naturalmente erano in contatto, si scambiavano merci e conoscenze, oppure si alleavano o combattevano fra loro, ma che erano comunque caratterizzate da un certo grado di indipendenza, per cui le scoperte effettuate in un sito non comportano automaticamente che si è acquisita una conoscenza valida anche per altre zone.
Circa 18,000 anni fa una glaciazione rese percorribile lo stretto di Bering, per cui le Americhe erano raggiungibili via terra dall'Europa. Forse spinti dai mutamenti climatici, forse per altre ragioni, i popoli dell'Asia iniziarono una grande migrazione attraverso i deserti (attuali) della Mongolia, le steppe russe, il Nord Europa, per arrivare nei territori che oggi appartengono al Canada. Quando i ghiacci si sciolsero i gruppi rimasti dall'altra parte dell'Atlantico restarono isolati ed iniziarono un'evoluzione separata, diffondendosi sul continente americano al seguito delle mandrie o alla ricerca di posti migliori ove insediarsi. E' stato calcolato che ogni generazione ha percorso in media 27 chilometri. A differenza degli indiani d'America, che furono soprattutto nomadi al seguito delle grandi mandrie bovine ed hanno quindi lasciato pochi insediamenti (Mesa Verde, Gila, Montezuma Castle per fare alcuni esempi), si insediarono stabilmente sul territorio, e, complice la foresta che non facilitava gli spostamenti, divennero stanziali e produssero i meravigliosi edifici che ancora oggi si possono ammirare.
I Maya sono quindi di origine asiatica, ed in effetti i tratti somatici si sono conservati, essendo in media piccoli, tarchiati, con la pelle scura ma non nera degli africani, occhi leggermente a mandorla. Anche nell'arte alcuni tratti riflettono le origini asiatiche.
Molte ipotesi sostengono che ci furono contatti con altri popoli europei (vichinghi, fenici, romani...) ma, a parte che non vi sono prove certe, non vi è stato sicuramente uno scambio tecnologico e culturale costante, al massimo può essere arrivata qualche imbarcazione che fortunosamente ha superato l'Oceano.
Le fasi della storia Maya
I primi manufatti Maya sono ceramiche trovate nel Belize settentrionale, presso Cuello, e risalgono al 2600 a.C, testimoniando quanto sia durata la civiltà Maya. Di questo periodo, detto preclassico antico o di formazione, restano pochi reperti, mentre più numerosi sono i resti del periodo preclassico medio, fra l'850 ed il 300 a.C.
Ricordiamo però che la civiltà Maya è stata costituita prevalentemente da gruppi isolati e città-stato, per cui non è sempre facile seguire un percorso evolutivo unitario. Una grossolana classificazione può dividere i Maya del bassopiano che abitavano lo Yucatan, a cui si può attribuire ad esempio l'introduzione del tipico falso arco, dai Maya dell'altopiano, più spostati verso l'odierno Guatemala.
Il periodo classico inizia con la prima data conosciuta, scritta su una stele di Tikal: 6 luglio 292 d.C. Il sistema di scrittura si è chiaramente dovuto evolvere già nei secoli precedenti, ma è la testimonianza più antica che sinora è stata ritrovata. Durante questo periodo la civiltà Maya si è evoluta progressivamente creando città sempre più ricche e dotate di monumenti sempre più maestosi, che prosperavano, si alleavano, si combattevano o decadevano, ma sempre con un sostanziale progresso della società.
Si può considerare che il periodo di decadenza inizi nel 782 d.C. ultima data trovata su una stele di Palenque, dopodichè la capacità di scrivere date secondo il complesso calendario sembra essere stata perduta. Il decadimento fu abbastanza rapido, e nel giro di 150 anni si svuotarono quasi tutti i grandi centri, Palenque Maachtun Uxul, tanto per citarne alcuni. In realtà non fu un vero abbandono, nè sono chiare le ragioni della decadenza. Di fatto si è smesso di costruire edifici, di erigere steli, di tenere il conto del tempo, mentre la popolazione si imbarbariva ed abitava la giungla e le città del passato senza essere in grado di riprodurre il modello precedente di vita. I successivi invasori, Toltechi o spagnoli, trovarono quindi una società già in crisi a cui dare l'ultima spallata, ma non furono di fatto i veri artefici del declino. Le vere ragioni della crisi non sono note, e probabilmente c'è del vero in tutte le teorie: in particolare l'aumento della popolazione può avere creato una crisi alimentare, e soprattutto il fatto che le caste più elevate (regali e sacerdotali, spesso coincidenti) avessero un numero molto alto di discendenti ha messo in crisi il sistema sociale, che non era più in grado di mantenere a spese del popolo un numero troppo elevato di privilegiati. Il fenomeno non è stato uniforme su tutto il territorio, ad esempio Tulum era ancora attiva quando vi arrivarono gli spagnoli, e durante quest'era post-classica alcune popolazioni sono emigrate, altre sono rimaste sul territorio.
Per i Maya gli dei erano mortali, e dovevano quindi essere nutriti con il sangue delle vittime sacrificali. I Maya, in generale, praticavano il sacrificio umano, sia dei nemici vinti in battaglia, sia di vittime sacrificali scelte all'interno della comunità. Dato però che le varie città-stato erano indipendenti, anche culturalmente, non tutte praticavano questi riti, ed alcune praticavano il salasso. Il sacerdote doveva quindi forarsi alcune parti del corpo ed offrire il proprio sangue agli dei. Sul sacrificio umano inoltre occorre fare molta attenzione, perchè in tutto il mondo ci sono state leggende ed esagerazioni su questo aspetto. Sia gli interessati, per intimorire i nemici creandosi una nomea violenta, sia i loro nemici per giustificare violenze ed attacchi, hanno spesso esagerato il valore del sacrificio umano. Ad esempio i romani avevano attribuito ad una popolazione sarda l'abitudine di sacrificare agli dei il primogenito maschio. Detta usanza, oltre che ripugnante, sarebbe stata un'inaccettabile spreco di risorse per una società che doveva lottare per sopravvivere, e difatti non fu mai adottata.
Nel caso dei Maya è innegabile che il sacrificio umano fosse adottato, e probabilmente anche con una certa disinvoltura. Tuttavia le cerimonie lunghe giorni interi in cui migliaia di prigionieri venivano sacrificati difficilmente si sono svolte, e sicuramente non potevano essere un'abitudine, non foss'altro che perchè uno schiavo è più utile vivo che morto.
La paura dei Maya era che il sole non sorgesse, per cui molti sacrifici erano destinati appunto al sole, ma il pantheon Maya comprendeva molti dei, fra cui il dio del mais, molto importante dato che questa pianta era la base del sostentamento, ed il dio della pioggia. I Maya, inoltre, erano convinti che la storia si ripetesse sempre in cicli predefiniti, per cui erano ossessionati dalla misurazione del tempo, dato che pensavano, registrando gli eventi passati, di potere prevedere i tempi futuri. In particolare avevano identificato grandi cicli, che si erano conclusi con grandi catastrofi, causate successivamente dall'acqua, dal fuoco e dalle grandi forze della natura. Inutile dire che interpretazioni in chiave esoterica hanno associato al ciclo dell'acqua la distruzione di Atlantide, mentre dal fatto che il calendario Maya come lo conosciamo termina nel 2012 (2011 secondo un'altra interpretazione) si sono tratte fosche previsioni sul futuro dell'umanità.
Yun Haax era il Dio del Mais, molto importante perchè questa pianta era alla base dell'alimentazione, per cui il timore di carestie era prima di tutto rivolto a questo cereale.
I Maya consideravano 5 punti cardinali: oltre ai quattro soliti consideravano anche l'asse verticale, che poteva essere rivolto verso il basso, l'inframundo, oppure verso il cielo a seconda della cultura locale.
Il gioco della pelota è da sempre oggetto di studio degli archeologi, che hanno proposto molte teorie, ma suffragate da poche certezze. Sicuramente era un momento molto importante della vita dei Maya, uno o più campi sono presenti in tutte le città, e non era solo un momento ludico, ma aveva un importante significato sacrale e di vaticinio, per cui si ricorreva al gioco della pelota per capire se un luogo era favorevole alla costruzione di una città o se una campagna di guerra aveva il favore degli dei. Sulle regole però c'è poca chiarezza. Pare che la palla, in caucciù e pesante diversi chili, dovesse toccare uno degli anelli per dare dei punti, mentre se si riusciva ad attraversare l'anello, impresa non facile, la partita era immediatamente vinta. La palla poteva essere toccata con le ginocchia, i fianchi, la spalla, ma le regole esatte non sono note. Quello che è certo è che alla partita erano anche legati sacrifici umani. Un tempo si pensava che venisse sacrificata la squadra soccombente; oggi però prevale la teoria che gli dei non volessero dei perdenti, e venisse quindi sacrificato il solo capitano della squadra vincente.
Mais
Cioccolato = bevanda calda. E' lievemente allucinogena ed era solo per i sacerdoti
Peyote: cactus da cui si ricava la mescalina, sostanza allucinogena
I Maya sono stati grandi costruttori, eppure le loro conoscenze erano apparentemente insufficienti. Conoscevano la ruota, ma non la usavano per ragioni religiose, ossia perchè ricordava il sole e ritenevano blasfemo usarla. In realtà lo spostamento a spalla di carichi era anche un modo di tenere impegnato il popolo e renderlo meno propenso a organizzare rivolte.
Non conoscevano metalli (oro incluso, quindi chi dice che i conquistadores li hanno depredati di oro e argento fa un po' di confusione con gli Aztechi e gli Incas) e la giada era l'oro dei Maya, mentre l'ossidiana, una pietra vulcanica molto dura, era usata per fare lame e sostituire i metalli in diverse applicazioni.
Già ad una prima occhiata la scrittura Maya crea problemi agli studiosi: una scrittura fonetica necessita di 20-30 simboli, mentre una scrittura ad ideogrammi quali quella cinese richiede la conoscenza di oltre 5000 segni per essere considerati una persona di buona cultura, ed il numero totale di simboli è sterminato. La scrittura Maya si compone di circa 800 simboli, ed è quindi una situazione intermedia poco chiara. Molti segni sono sillabici, ma altri non si conoscono. E' inoltre probabile che al di là di una scrittura "ufficiale", e forse non del tutto uniforme fra le varie città, vi fossero dei simboli particolari usati da gruppi ristretti. E' invece certo che fosse possibile comunicare facilmente fra le varie città, dato che sono state trovate steli che commemorano "congressi" di astronomi, provenienti da varie parti del territorio Maya.
Circa la metà dei simboli è stata decifrata, ma problemi di interpretazione ce ne sono ancora molti, anche se almeno il sistema di datazione è chiarito e la corrispondenza col nostro calendario abbastanza sicura. Purtroppo ci sono parecchie steli, che per la maggior parte servono a ricordare eventi politici e contengono poco più della data e dei nomi degli interessati, mentre mancano fonti sulle credenze, i riti, la vita quotidiana.
Attualmente abbiamo tre codici Maya, purtroppo piuttosto insignificanti ai fini della conoscenza della storia e delle usanze dei Maya, conservati a Dresda, a Parigi ed a Madrid. Sono manoscritti a colori, basati sulla carta del fico selvatico, battuta, impregnata di gomma e ricoperta da uno strato di stucco ricavata da calce secca come piano di scrittura vero e proprio.
Il Codex Dresdensi è il più bello, ed è composto da 78 "pagine", ricavate da un unico foglio lungo 3.5m e ripiegato come un depliant. Contiene tabelle per il calcolo delle eclissi lunari ed altre informazioni astronomiche. Il Codice Peresianus di Parigi è così chiamato per la scritta "Perez" sulla sovracoperta e contiene alcune profezie ed informazioni rituali, mentre il Codex Tro-Cortesianus, dal nome dell'antico proprietario, contiene informazioni per i sacerdoti sul modo di compilare oroscopi.
La scrittura Maya è composta da due glifi accoppiati che si leggono da sinistra a destra e dall'alto in basso come la nostra scrittura, a due a due. Di solito vi è un grosso glifo di introduzione. Sembra comunque che alcuni gruppi sociali comunicassero attraverso simboli segreti il cui significato era noto solo agli adepti, il che complica ulteriormente la decifrazione della lingua.
Le migliori testimonianze della cultura Maya vengono, oltre che dalle steli, dai testi Chilam Balam (chilam=indvino balam=giaguaro), ossia da testi redatti da sacerdoti con facoltà visionarie stimolate da droghe e funghi allucinogeni, che furono scritte dal XVI al VIII secolo in lingua Maya ma con caratteri latini.
Contengono profezie, rituali, narrazioni di fatti storici. E' bene tenere presente che i Maya ritenevano che la storia si ripetesse in cicli sempre uguali, grandi cicli di milioni di giorni o piccoli cicli di 256 anni, per cui la narrazione di fatti storici aveva valore profetico. Ad esempio dall'invasione degli Itza del decimo secolo dedussero l'arrivo di altri invasori intorno al 1500, quando in effetti arrivarono gli spagnoli.